2023

MORTE DI UNA RAGAZZA SPECIALE

La seconda indagine del commissario Torrisi

Editore: Damster edizioni
Collana: I GIALLI DAMSTER N°29
Pagine: 220
Formato: 14x20 Brossura
Euro:15,00
EAN:  978-8868105655

In un ottobre piovoso e sonnolento, il ritrovamento nelle acque del Panaro di un cadavere femminile saponificato, chiuso dentro un sacco di plastica, coglie di sorpresa la città di Modena. Ma l'emozione collettiva si fa ancora più intensa, quando si scopre che la ragazza uccisa è Maria Leonardi, una sedicenne con sindrome di  down di straordinaria bellezza e di ricca famiglia borghese, misteriosamente scomparsa tre anni prima dalla scuola esclusiva che frequentava e mai più ritrovata.
Un cold case, dunque, di ardua soluzione per il giovane commissario Torrisi, che, coadiuvato da un nuovo collaboratore, l'ispettore Carloni, indirizza le indagini prima verso i famigliari della ragazza e poi all'interno di Villa Melania, l'istituto privato di Maria, specializzato nella cura di allievi diversamente abili.

E tra casi di autismo o di catatonia, sindromi di Down o di Asperger, psichiatri e ippoterapeuti, insegnanti ambigui e preti psicologi, Torrisi avvia a fatica un'inchiesta dai tanti colpi di scena – tra indizi e sospetti, segreti e menzogne – cercando di aprire una breccia nel muro di silenzio di una piccola comunità decisa a difendere la propria irreprensibile immagine.

Ma più il commissario si avvicina alla verità, più tremendo si rinnova l'orrore. Perché, dall'ombra della sua insospettabilità, l'assassino ha deciso di colpire ancora...


Primo capitolo

1

Lunedì 4 ottobre.
L’argine è silenzioso, di prima mattina. Il cielo è solcato da nuvole e i latrati squarciano la quiete come spari, disturbando stormi di passeri che si levano in volo.
Il cane salta e scorrazza sulla riva, dove ciuffi d’erba lasciano il posto al fango da cui spuntano i canneti, e l’acqua esita in un gorgoglio pigro.
— Bill!
La voce della donna si alza sopra i latrati, mentre ansima cercando di star dietro al cane. — Bill! Lascia! Lascia, ti dico. Cos’hai trovato?
Quando è più vicina, il cane strattona ancora qualcosa. Lo molla e lo riprende.
— Bill, sei tutto infangato. Lascialo andare! Oddio, non sarà mica una bestia morta, eh?
L’animale alla fine obbedisce. Risale l’argine di corsa e si ferma di colpo. E mentre lei se ne sta lì senza parole, con Bill che boccheggia ai suoi piedi, il silenzio torna a estendersi sul fiume.


— Un cadavere. Nell’acqua del Panaro, un po’ prima di Savignano — dice il commissario Torrisi all’ispettore Carloni, mettendo giù il telefono.
Fabio Carloni, trent’anni, fresco di nomina e di assegnazione. Alla questura di Modena da sei mesi, a ricoprire il posto dell’ispettore Leonardi, trasferito per amore. È piuttosto alto, magro, occhi chiari, capelli biondi molto corti, una piccola cicatrice sul mento. Un tipo attivo, intelligente, con cui s’è inteso fin dai primi giorni.
— L’avrà trovato un pescatore — azzarda Torrisi. — Meno male che per una volta ha fatto qualcosa di utile.
L’ispettore ridacchia. — Un pescatore, dici? Sai come la penso... Una canna da pesca è un bastone con un uncino a una estremità e un idiota all’altra.
— Oppure un pensionato con il cane. Un classico.
— Vengo con te?
— Non occorre. — Si mette l’impermeabile. — Poi ti dico.


Torrisi parcheggia, si avvicina. Osserva il cielo colorarsi di sfumature diverse di azzurro, e l’acqua che le riflette.
Di tanto in tanto qualche passante col cane al guinzaglio si affaccia tra l’erica fermandosi a curiosare, finché un poliziotto non lo invita a proseguire. Hanno già delimitato col nastro di plastica un ampio quadrato d’erba dietro la sponda, compresa una grossa zona di terra incolta. Sul posto ci sono quattro persone: il medico legale – Salvatore Coco detto Turi – insieme a un giovane assistente che si chiama Cattini o qualcosa del genere, il poliziotto e un tecnico della Scientifica in tuta bianca che non ha mai visto e che sta scattando fotografie. Turi si volta lentamente.
— Ciao, commissario. Come stai?
— Sto bene. Certi giorni meglio di altri.
— E come li distingui?
— In quelli buoni non piove. — Si guarda intorno. — E a te come va?
— Della salute non mi lamento. Per il resto... Stanno rovesciando Modena, riempiono tutto di banche e negozi alla moda. A volte penso che dovrei incatenarmi a qualche inferriata per protesta, solamente che mi fa male un’anca e il freddo mi dà problemi alla vescica. — Scuote la testa, triste.
— E questo non ti tira certo su il morale.
Torrisi scruta il cadavere. E all’improvviso qualcosa gli gorgoglia in gola, e sente il sapore della bile e del caffè.
— È strano, eh? Molto strano — ripete Turi. — È un cadavere di sesso femminile, saponificato, con formazione di adipocera.
— Vale a dire...
— Che c’è stato un processo di saponificazione progressiva e di essiccazione dei grassi. È un caso raro, ma possibile. Serve un corpo ricco di grassi e un posto povero di ossigeno. Un processo naturale... — Il medico annuisce. — È un fenomeno fisico che blocca la decomposizione del corpo, riducendolo quasi come una mummia.
Sul ciglio dell’acqua, una ventina di metri più in là, ciuffi di giunchi morti dondolano spinti dal vento. Il giubbotto arancione dell’assistente è l’unica nota di colore in quella mattina d’autunno. Le ginestre e l’erica dipingono il panorama dietro di loro di un’alternanza di grigi e marroni, e più in là s’intravede qualche albero spoglio.
— Ha solo i resti di un vestito leggero, giallo. Non ha indumenti intimi. Ed era chiusa dentro a quella specie di sacco lì, di plastica — lo indica. — Sul viso sembra che abbia dei segni profondi, come di ferite. Non può esser stato il fiume...
— Certo che no — borbotta Torrisi. — Chissà chi è.
— Ora tocca a te. E non ti invidio.
— Da quanto tempo si trova così?
— Difficile stabilirlo adesso. Per me, la morte può anche risalire a vari anni fa. Anni, eh... non mesi.
— È stata legata?
— Con dei pesi, sì. E meno male... È stata avvolta e stretta nella plastica, che ha contribuito ancor più a preservarla. In genere nei fiumi come questo c’è tutta una serie di microbi e batteri che banchetterebbero volentieri su un corpo. La plastica in pratica l’ha protetto.
Torrisi alza gli occhi. Poca gente in giro, adesso, in una mattina così umida. Solo un tizio, sull’argine, in tuta sportiva che fa jogging ascoltando musica con le cuffie, e un’auto che passa coi finestrini appannati.
— Adesso devo farla portar via — conclude Turi. — Sta cominciando a piovere, ma soprattutto l’aria rischia di decomporla. — Alza la voce. — Sigillatela!
— Vengo nel pomeriggio, allora. Buon lavoro.
Torrisi risale in macchina. Il sole rimane nascosto fra le nuvole, ma l’acqua adesso brilla, fra i rovi secchi e gli alberi spogli.

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